𖤥 ˒ 𝐈𝐈𝐈 ⨾ 𝐏𝐑𝐎𝐋𝐎𝐆𝐔𝐄 𓄹

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❝ Shall we look at the 𝖒𝖔𝖔𝖓, my little loon?
Why do you cry?
Make the most of your 𝖑𝖎𝖋𝖊, while it is rife
While it is light
Well, you do enough talk
My little hawk, why do you 𝖈𝖗𝖞?
Tell me, what did you learn from the tillamook burn?
Or the fourth of july?
We're all gonna 𝖉𝖎𝖊 ❞

𝐒𝐔𝐅𝐉𝐀𝐍 𝐒𝐓𝐄𝐕𝐄𝐍𝐒
in 𝔣𝔬𝔲𝔯𝔱𝔥 𝔬𝔣 𝔧𝔲𝔩𝔶





⌗ 𝐏𝐑𝐎𝐋𝐎𝐆𝐔𝐄 - 𝔅𝔞𝔩𝔩𝔞𝔡 𝔬𝔣 𝔱𝔥𝔢 𝔩𝔬𝔰𝔱 𝔰𝔬𝔩𝔡𝔦𝔢𝔯 ᵎᵎ

Chi poteva dare un nome alla sensazione che pervadeva lo spirito umano di fronte all'inevitabile evidenza della sua fragilità? C'era davvero qualcuno che potesse riconoscere quell'emozione e plasmarla fino a comprenderla?
La morte era un'eventualità che ogni individuo doveva calcolare non appena emetteva il suo primo respiro. Alcuni provavano a ignorarla, altri ad evitarla, ma infine coglieva tutti, alle volte all'improvviso, altre dopo un lungo preavviso. E quando colpiva, nessuno sapeva davvero rimanerle indifferente.

La sala comune del dormitorio Eta era avvolto da un silenzio ingombrante, ricolmo di incertezza. Erano stati tutti condotti lì, dopo il ritrovamento del corpo di Emi. Leviathan li aveva condotti lungo i corridoi senza parlare, procedendo con passo marziale; non era facile comprendere se lo avesse fatto per abitudine o se invece cercasse di mettere più distanza nel minor tempo possibile dal cadavere su cui avrebbe vegliato l'infermiera della scuola.
Era stato il loro professore di matematica a spostarli fino all'unico altro dormitorio libero nella scuola. Il dormitorio Eta era di solito riservato agli ospiti che si recavano in visita nella scuola, magari in occasione dell'esame per la licenza provvisoria o, talvolta, semplicemente per gite o incontri in particolare.
La stanza in cui si trovavano era molto più impersonale rispetto a quella nel dormitorio Omega, che nel corso dei loro due anni si era abbellito di soprammobili, oggetti che gli studenti avevano lasciato in giro, tazze, giochi da tavolo, disegni persino. Ma, forse, in una situazione simile avere intorno un ambiente tanto ricco di ricordi non avrebbe aiutato: nel silenzio della morte, ogni cosa poteva ricordare Emi.

Leviathan osservò i ragazzi uno per uno. Non tutti mostravano in volto le reali emozioni che provavano, che fosse tristezza, shock, entrambe le cose assieme o... qualcos'altro.
Tra i colleghi avevano già iniziato a volare voci in merito a chi potesse essere il colpevole, a come potesse essere riuscito ad uccidere la studentessa più promettente del loro anno, come potesse essere entrato nel dormitorio. E il preside sapeva bene che solo una figura avrebbe potuto colmare quei dubbi, accedere a quel dormitorio, cogliere Emi di sorpresa abbastanza da ucciderla senza che opponesse resistenza: uno studente.
Il solo pensiero lo turbava almeno quanto era salda in lui la consapevolezza che già in passato degli studenti affiliati alla lega dei villains si fossero iscritti alla scuola. Era stato attento, aveva studiato le famiglie e il passato di ogni studente che si fosse iscritto alla scuola, aveva richiesto ai professori report mensili che approfondissero qualunque evento che potesse destare sospetti.

Che avesse fallito nel suo ruolo? In quei cinque anni si era adagiato troppo sugli allori, per il solo fatto che avevano sconfitto Satanael e la sua organizzazione?
No, qualcosa lo spingeva a credere nei suoi studenti, in quel momento tanto quanto lo aveva fatto anni addietro. Contro ogni logica, in un atteggiamento che sapeva violasse ogni proprio principio, era convinto che dovesse trattarsi di qualcuno di esterno alla classe. Qualcuno di esterno alla scuola.
Eppure, qualcuno doveva aver aiutato il colpevole a entrare, e quel qualcuno poteva celarsi unicamente nella classe.

Tornò a guardare i ragazzi, mentre la professoressa Yattagaru passava tra di loro, assicurandosi del loro stato d'animo. Non avrebbe di certo fatto miracoli nell'aiutarli, ma comprendeva il suo bisogno di saperli al sicuro, sani e salvi. Aiutava a compensare la consapevolezza che qualcuno che era stato affidato a loro non lo fosse più, fosse stato ucciso sotto il loro naso senza riuscire a comprendere di chi potesse essere la colpa.

Il professor Minamoto fece ritorno dalla piccola cucina annessa alla sala comune, sistemandosi sul viso la maschera nera e facendo tintinnare le catenelle che vi pendevano.
«Dovrebbe esserci abbastanza cibo per tutti, ho lasciato anche qualche snack più leggero» gli disse, non appena si fu avvicinato abbastanza. Nessuno dei ragazzi aveva ancora detto di avere fame, nonostante il ritrovamento del cadavere fosse avvenuto appena prima della colazione, ma prima o poi avrebbero dovuto mangiare.

«Presto dovrò andare» il preside tornò a parlare dopo lunghi istanti di silenzio, a voce più bassa, non perdendo di vista i ragazzi.
Minamoto si voltò verso di lui, fissandolo da dietro la coltre nera che nascondeva il suo viso, pensieroso, poi gli chiese: «Sono già arrivati quelli del reparto investigativo?».
«Hanno fatto tornare d'urgenza Yashimoto da un incarico a Kyoto, mi aspettano di fronte al dormitorio tra dieci minuti» e sospirò, per poi riprendere a parlare: «Yashimoto ha accettato di parlare con gli studenti domani, a patto che io lo aiuti oggi. Il comitato ha paura che io interferisca in modo sbagliato con le indagini». Come se il suo primo intento fosse quello di nascondere un assassino. Ma non aveva intenzione di complicare i rapporti che aveva con la presidente del comitato eroico, non quando la puntigliosità di quel covo di serpi poteva per una volta dare un risultato utile.

«Tu non ti preoccupare, ci pensiamo noi a tenerli d'occhio».
La frase era permeata dal classico bonarismo di Minamoto, ma era evidente che cercasse di nascondere il turbamento che, in qualche modo, aveva colpito anche lui. L'unicità del professore era stata utile in passato per portar via dal campo di battaglia i feriti, persino i cadaveri a volte, ma accettare una morte del genere non era mai facile. Specialmente se non erano in guerra. Specialmente in una scuola in cui il massimo rischio che gli studenti avrebbero dovuto correre doveva essere una bocciatura o un esame di fine anno andato male.

Leviathan annuì soltanto, prima di essere affiancato da Yattagaru.
«Inaba mi ha detto che stanno avendo difficoltà all'ingresso. Lei e Nina hanno fermato i giornalisti prima che prendessero d'assalto il cancello d'ingresso, ma sarà difficile tenere un profilo basso se continueranno a impedire agli studenti del primo anno di entrare. Gli altri dormitori mi hanno fatto sapere di essere a posto, nessuna attività sospetta, nessuno studente che sia uscito in nottata, nulla. Anche le barriere di Nina sono completamente intatte». La cosa non stava migliorando la situazione della scuola, e della classe in particolare; era passata poco più di un'ora dalla scoperta del cadavere e molte delle possibili piste stavano venendo bruciate a una velocità disarmante.

«Yattagaru, non dirlo ancoraai ragazzi. Sapere di essere gli unici sospettati per il momento li renderebbesoltanto più tesi, cerchiamo di dare loro un minimo di tranquillità, almeno peroggi» almeno fino a quando Yashimoto non sarebbe arrivato a esigere i loroalibi, le loro spiegazioni, le loro giustificazioni. Fino a quando l'attenzionedi tutti non si sarebbe puntata esclusivamente su quei ragazzi, come ungigantesco e luminoso occhio accusatore che non avrebbe permesso loro di compiereun solo errore che potesse passare inosservato.

⌗ 𝐒𝐄𝐂𝐓𝐈𝐎𝐍 𝐈𝐈𝐈 - ℨ𝔬𝔭𝔥𝔦𝔢 𝔞𝔫𝔡 𝔉𝔢𝔩𝔭𝔶'𝔰 𝔱𝔯𝔞𝔲𝔪𝔞 𝔭𝔩𝔞𝔠𝔢 ᵎᵎ

ED ECCOCI QUI, come promesso. 
Il prologhino ruolabile per darvi un po' di cosine da fare in attesa degli ultimi preparativi. 
Ci teniamo a dire che in questo prologo si ruola SOLTANTO la giornata dell'omicidio, a partire dall'arrivo alla sala Eta, fino alla nottata e primi albori della mattina dopo.
I personaggi possono vagare per il terzo piano esclusivamente, in cui è presente una serie di bagni, alcune camere se vogliono dormire, la lavanderia ( ma nel caso ci vadano saranno sorvegliati ), una cucina con del cibo in abbondanza e la sala comune che è parecchio grande e ha sia libri da leggere, sia qualcosa da fare tipo un paio di giochi da tavolo portati dai professori.
Non è stato ancora specificato l'orario dell'omicidio, ma in caso vi invitiamo a comunicarci IN PRIVATO le routine notturne dei vostri personaggi ( anche se vanno a dormire presto, sì ).
E niente, divertitevi e pensate tanto a Emi.
Naturalmente potete ruolare anche se non avete finito di decidere le relazioni, siete liberissimi di fare altre domande se avete dei dubbi. 
Potete sdoppiare il vostro personaggio e naturalmente, anche se è tutto nello stesso giorno, potete fare più role diverse. 

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